Cari bookspediani buon pomeriggio!
Oggi il blog ospita la terza tappa dedicata al nuovo libro di Kevin Sands, ossia Il marchio della peste.
Pronti a qualche estratto?
Titolo: Il marchio della peste
Autore: Kevin Sands
Editore: Rizzoli
Genere: Historical Fiction
Data di uscita: 30 novembre 2017
Data di uscita: 30 novembre 2017
TRAMA:
La peste nera si è abbattuta su Londra, con il suo carico di morte e paura. Uno sconosciuto speziale sembra aver trovato una cura efficace e il negozio di Christopher Blackthorn viene incaricato di preparare il rimedio. Ma oltre alla peste, misteri e trame oscure si annidano nei vicoli della città e qualcuno attenta alla vita dello speziale. Ancora una volta tocca a Christopher e al fido amico Tom il compito di cercare la verità, rischiando tutto nel tentativo di dipanare il groviglio di una torbida congiura.
È il caso di dirlo: la pelliccia dei porcospini brucia
proprio bene.
La scoperta di questo fatto curioso non era esattamente
l’obiettivo del mio ultimo esperimento.
Però, come diceva sempre Mastro Benedict, alle scoperte
fondamentali si può arrivare in modi che neanche immaginiamo.
Sia come sia, il modo in cui Tom sgranò gli occhi quando vide le fiamme divampare sulla testa del porcospino impagliato appoggiato sul davanzale mi fece pensare che questa fosse più una “battuta d’arresto” che una “scoperta fondamentale”.
Non potei fare a meno di sentirmi lievemente ferito.
Strano o meno, quel congegno era la cosa più importante che io avessi mai costruito.
Tutti gli altri attrezzi del laboratorio (i vasi di ceramica, i recipienti sagomati di vetro, i cucchiai, le tazze, le pentole e i calderoni) erano ammassati sui banchi da lavoro laterali, immobili e senza vita.
Nella stanza aleggiava soltanto il tenue odore degli ingredienti
e delle misture. Perfino l’enorme forno a forma di cipolla nell’angolo era silenzioso.
Perché l’invenzione che avrebbe salvato la mia bottega era
questa. La alzai con orgoglio. «L’Affumica-case Blackthorn!
Il migliore dispositivo per… ehm… per affumicare
le case. Be’, magari la descrizione va un po’
migliorata.»
«Il tuo cervello va un po’ migliorato» borbottò Tom.
Ci precipitammo nella bottega e, una volta lì, mi sentii in un certo senso combattuto.
Da una parte, la mia invenzione aveva funzionato!
L’Affumica-case aveva riempito la stanza di una densa
foschia dall’odore dolciastro.
D’altra parte, però, c’era un’enorme bruciatura nera sul muro, tra la porta d’ingresso e la finestra.
E (sempre da quella parte) Harry, il porcospino impagliato sul davanzale, aveva preso fuoco.
Ora che eravamo usciti dalla foschia della bottega riuscivo a vedere Isaac molto meglio.
Non sembrava star bene. vvertii una fitta allo stomaco.
«C’è qualcosa che non va?»
«Non ho la peste, se è questo che intendi» rispose.
«Tuttavia sembra che io sia invecchiato parecchio.»
Si lasciò cadere sullo sgabello; aveva gli occhi infossati e la faccia impolverata dal viaggio.
Gli portai un boccale di birra stantia dall’unico barile che mi era rimasto nella dispensa, assieme all’ultimo panino dolce che Tom aveva infornato quella mattina.
cosa ne pensate?
mi raccomando, seguite tutte le tappe del blogtour che trovate qui sotto
È il caso di dirlo: la pelliccia dei porcospini brucia
proprio bene.
La scoperta di questo fatto curioso non era esattamente
l’obiettivo del mio ultimo esperimento.
Però, come diceva sempre Mastro Benedict, alle scoperte
fondamentali si può arrivare in modi che neanche immaginiamo.
Sia come sia, il modo in cui Tom sgranò gli occhi quando vide le fiamme divampare sulla testa del porcospino impagliato appoggiato sul davanzale mi fece pensare che questa fosse più una “battuta d’arresto” che una “scoperta fondamentale”.
Non potei fare a meno di sentirmi lievemente ferito.
Strano o meno, quel congegno era la cosa più importante che io avessi mai costruito.
Tutti gli altri attrezzi del laboratorio (i vasi di ceramica, i recipienti sagomati di vetro, i cucchiai, le tazze, le pentole e i calderoni) erano ammassati sui banchi da lavoro laterali, immobili e senza vita.
Nella stanza aleggiava soltanto il tenue odore degli ingredienti
e delle misture. Perfino l’enorme forno a forma di cipolla nell’angolo era silenzioso.
Perché l’invenzione che avrebbe salvato la mia bottega era
questa. La alzai con orgoglio. «L’Affumica-case Blackthorn!
Il migliore dispositivo per… ehm… per affumicare
le case. Be’, magari la descrizione va un po’
migliorata.»
«Il tuo cervello va un po’ migliorato» borbottò Tom.
Ci precipitammo nella bottega e, una volta lì, mi sentii in un certo senso combattuto.
Da una parte, la mia invenzione aveva funzionato!
L’Affumica-case aveva riempito la stanza di una densa
foschia dall’odore dolciastro.
D’altra parte, però, c’era un’enorme bruciatura nera sul muro, tra la porta d’ingresso e la finestra.
E (sempre da quella parte) Harry, il porcospino impagliato sul davanzale, aveva preso fuoco.
Ora che eravamo usciti dalla foschia della bottega riuscivo a vedere Isaac molto meglio.
Non sembrava star bene. vvertii una fitta allo stomaco.
«C’è qualcosa che non va?»
«Non ho la peste, se è questo che intendi» rispose.
«Tuttavia sembra che io sia invecchiato parecchio.»
Si lasciò cadere sullo sgabello; aveva gli occhi infossati e la faccia impolverata dal viaggio.
Gli portai un boccale di birra stantia dall’unico barile che mi era rimasto nella dispensa, assieme all’ultimo panino dolce che Tom aveva infornato quella mattina.
cosa ne pensate?
mi raccomando, seguite tutte le tappe del blogtour che trovate qui sotto
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